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Una delle principali difficoltà che i proprietari riportano parlando del rapporto con i propri cani è quella di essere letteralmente trascinati in giro dal proprio animale durante le passeggiate. E ad essere colpiti da questa “sindrome del tiratore” sono cani di tutte le taglie, età, razze e sesso. Così la passeggiata, vista dall’occhio umano, diventa un incrocio tra una tortura ed una battaglia: scarpe comode, ustioni da guinzaglio sulle mani, sguardo attento al minimo movimento e la voglia di tornare a casa prima possibile.
Cos’è il guinzaglio e cosa dovrebbe rappresentare per noi e per il nostro cane
Il guinzaglio è un filo che unisce noi al nostro cane. Nient’altro. Il guinzaglio, invece, non è e non dovrebbe mai essere: un mezzo di contenzione forzata, una punizione, un freno, un modo per costringere il cane a restare vicino, uno strumento per incutere paura.
Il guinzaglio, dunque, connette e non divide. Fa passare e non blocca. Attraverso quel filo, infatti, fluiscono le nostre emozioni, esprimiamo le nostre preferenze e troviamo una connessione con l’altro. Non è diverso dal tenersi per mano di due persone che passeggiano insieme: tenendosi per mano si dimostra un legame, si percepiscono tensioni e si trova rassicurazione durante le difficoltà. Nessuno, però, si sognerebbe di tenere la mano a qualcuno che lo trascina via continuamente, che lo mette in situazioni spiacevoli o che lo stringe a sè solo per il gusto di averlo sempre vicino senza lasciare alcuno spazio di manovra.
Quando la relazione all’interno del binomio è salda, quando entrambi i soggetti ai due capi del filo sono centrati ed in sintonia, il guinzaglio può davvero essere uno strumento che unisce: un filo morbido che ci avvicina e indica al mondo la nostra appartenenza all’altro.
Quando il sistema, però, è in disequilibrio, perché da un capo o dall’altro c’è un individuo in difficoltà, il guinzaglio diventa una tortura, la passeggiata è una preoccupazione, un’incombenza da assolvere rapidamente ed archiviare fino alla prossima pipì.
Perché i cani tirano al guinzaglio?
Un cane può tirare al guinzaglio per moltissime ragioni differenti. Ad esempio, tirano al guinzaglio quei cani che vivono una condizione di profonda frustrazione motivazionale perché viene impedito loro di svolgere alcune attività fondamentali per il loro benessere psicofisico. Oppure, tirano al guinzaglio i cani che si trovano in difficoltà nell’ambiente in cui vengono portati a passeggio, manifestando paura, preoccupazione, disagio. Ancora, tirano spesso al guinzaglio quei cani che non sono a loro agio con “gli altri”, quelli per cui l’esposizione sociale può essere a volte troppo pressante ed hanno bisogno di spazi diversi, tempi diversi, prossemiche diverse per interagire con il mondo esterno.
Più di tutti, tirano al guinzaglio i cani che non sperimentano la libertà, ma quella vera, che nulla ha a che vedere con aree cani e guinzagli flexi.
Perché gli umani tirano al guinzaglio?
Sì, perché anche gli umani tirano al guinzaglio e lo fanno molto più spesso e con maggiore violenza di quanto non facciano i cani.
Gli umani tirano al guinzaglio quando i cani si fermano ad annusare una marcatura interessante per più di un paio di secondi, tirano al guinzaglio quando sono al telefono e non osservano il cane che si ferma per urinare o annusare, tirano al guinzaglio quando costringono il loro cane ad incontrare un altro individuo da cui vorrebbe girare a largo o quando l’andatura si fa troppo lenta, quando le annusate si fanno troppo numerose, quando è tardi e piove e fa freddo e fa caldo e “non ho voglia oggi” e “hai già fatto tutto, che altro devi fare?”. Più di tutti, tirano al guinzaglio gli umani che non si chiedono cosa significhi per il proprio cane quella passeggiata, quanto sia importante indugiare su quella pipì, quali ragioni incredibilmente valide ci siano per fare quella strada anzichè l’altra.
Trovare un compromesso o giocare al tiro alla fune?
Se decidiamo di giocare al tiro alla fune, vincerà il più forte fisicamente (o almeno quello più capace di imporre la propria forza). Generalmente, quindi, l’umano, spesso aiutato da qualche escamotage come collari a strozzo, pettorine anti tiro et similia. Ma così, in realtà, si perde tutti e due. Il cane, che non può esprimere sè stesso ed è trattenuto ed inibito con la forza, e l’uomo, che convinto di dominare il proprio cane perde tutto lo spessore di una relazione tra esseri così diversi eppure così in sintonia.
Allora che si fa? Come si insegna al proprio cane a non tirare al guinzaglio?
Non si insegna, semplice. Ci sono, certo, alcuni esercizi da proporre al proprio cane per capire come si fa una passeggiata piacevole in compagnia del proprio umano, ma il nocciolo del problema è altrove ed è lì che bisogna lavorare: su cosa significhi condividere la vita con un cane, su quali siano i suoi bisogni etologici; si lavora sulla comunicazione, che ci consente di parlare una lingua comune e di capirci vicendevolmente, sulle motivazioni, sulle proprie difficoltà e su quelle dell’altro in un gioco di sostegno emotivo, di fiducia e di affetto che si chiama relazione. E, soprattutto, si lavora sulla libertà, perché per stare bene con qualcuno bisogna essere in grado di lasciarlo andare.
Buonasera, ho letto con interesse gli spunti di riflessione che ha dato in merito al tirare al guinzaglio. Io personalmente ho lavorato molto con il mio cane su questo aspetto e devo dire che con tanta costanza e adeguamento reciproco ho ottenuto buoni risultati. Volevo chiederLe in quali cliniche lavora nella zona di Roma e provincia per chiedere un suo parere in merito ad un comportamento del mio compagno. Le premetto che ho un Border Collie e che facciamo addestramento e agility insieme da sempre.
Le porgo un cordiale saluto
Chiara
Buongiorno Chiara, grazie per il suo commento!
Lavoro su tutto il territorio di Roma e provincia e per la parte comportamentale visito, generalmente, a domicilio.
Per avere ulteriori informazioni o prendere un appuntamento può contattarmi telefonicamente o tramite l’apposito form sul sito.